BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA 2022: IL LATTE DEI SOGNI

Il 23 aprile si è aperta la 59esima edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, slittata di un anno a causa della pandemia, ricca di novità dal punto di vista degli artisti e della scelta espositiva. 

La mostra, curata da Cecilia Alemani, presenta 213 artisti provenienti da 58 nazioni, con una grande presenza femminile (ben l’80%), con 180 prime partecipazioni. 

Gabriel Chaile, Genealogìa de la forma
Gabriel Chaile, Genealogìa de la forma

La biennale si sviluppa, come di consueto, all’interno degli spazi dell’Arsenale e dei giardini, inoltre sono presenti 30 eventi collaterali distribuiti in diversi spazi nella città di Venezia.

L’edizione di quest’anno prende l’avvio e anche il titolo dal libro di favole Il latte dei sogni di Leonora Carrington, pittrice e scrittrice surrealista. I suoi racconti sono legati ad una dimensione onirica e all’interno dei quali prendono forma creature antropomorfe e chimeriche dall’apparenza conturbante.

Sull’onda degli eventi vissuti negli ultimi anni e sulle particolari condizioni dettate dalla pandemia alle quali le nostre vite hanno dovuto adattarsi, l’uomo si è trovato a riflette ed osservare nuovamente la propria condizione.

Ulla Wigges – Iris XVIII line – 2021
Yunchul Kim – Chroma V. – padiglione Corea

Lo slancio di questa ultima biennale parte infatti dalla formulazione di diverse domande che cercano di definire l’identità dell’uomo nell’epoca contemporanea:

  • Come sta cambiando la definizione di umano?
  • Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo?
  • Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano?
  • E come sarebbe la vita senza di noi?

È attorno a questi quesiti e alla ricerca di possibili risposte che si costruisce il percorso espositivo. Si indaga sulla relazione tra individui, le tecnologie e i legami tra uomo e ambiente… La ricerca dell’identità, passando attraversando tematiche come la metamorfosi, l’ambiguità, la trasformazione del corpo, l’identità fisica e di genere. Queste infatti vengono spesso mescolate al mondo del fantastico e del surreale.  

Ficre Ghebreyesus – City with a river
Of Wales – Wu Tsang – VIVE Arts

Cosa troviamo nelle opere della Biennale d’Arte di Venezia

Nelle opere troviamo la concretizzazione di questi temi attraverso forme mutevoli e mutanti. C’è anche una rappresentazione di ipotetici futuri nei quali macchine e uomini fondono i propri confini, realtà postumane, distopiche e fantasiose. Esse fanno eco a quei personaggi fantastici raccontati nelle fiabe di Carrington, che mettono in discussione la visione universale di essere umano bianco, perfetto e binario.

All’interno dell’esposizione c’è una forte presenza della cultura nera, del gusto tribale, delle arti applicate legate alle antiche tradizioni ed anche un alto numero di artisti non binari. Questi, attraverso la propria ricerca, rivendicano e affermano l’autenticità dell’esistenza, svincolata da classificazioni e categorie. 

I Percorsi Tematici…

Nella mostra sono presenti dei piccoli percorsi tematici, le Capsule del Tempo, destinati a raccontare storie minori. Parliamo di un rimando tra opere storiche e contemporanee al fine di creare diverse temporalità, in un dialogo tra il presente e il passato.

Le 5 mostre sono distribuite all’interno del Padiglione Centrale e lungo il percorso delle Corderie.

All’interno dei Giardini e dell’Arsenale e in diversi spazi di Venezia, gli storici Padiglioni accolgono 80 partecipazioni nazionali.

Zineb Sedira – Les reves nont pas de titre – padiglione francese

Il Padiglione Francese della Biennale d’Arte di Venezia

Tra i più interessanti possiamo segnalare il padiglione francese, per il quale l’artista franco-algerina Zineb Sedira ha ricreato un ambiente cinematografico, proponendo i set dei più noti film francesi e italiani, a memoria degli anni in cui Francia, Italia e Algeria co-producevano numerosi film. 

In una parte del padiglione il salone di casa della stessa artista è riprodotto perfettamente: sulle pareti sono affisse locandine di vecchi film, a testimonianza di come il cinema abbia influenzato la sua immaginazione fin da bambina, mentre vecchi cimeli e libri sulla storia africana raccontano del passato coloniale del paese d’origine.

Latifa Echakhch, The Concert, padiglione elvetico

Il Padiglione Elvetico

Il padiglione elvetico è rappresentato dall’artista di origini marocchine Latifa Echakhch la quale, attraverso una serie di sculture di legno ispirate alle tradizioni folkloristiche, giochi di luci ed effetti sonori, cerca di conferire allo spettatore la stessa sensazione che lascia un concerto. L’artista si interroga infatti sulla differenza di memoria che conserviamo dopo aver assistito ad un concerto e dopo aver visto una mostra, provando a ricreare le particolari condizioni che distinguono il primo dalla seconda

L’installazione si intitola infatti The Concert e fa eco alla ciclicità del tempo, all’irripetibilità delle cose effimere o estemporanee.

Il Padiglione degli Stati Uniti

Il padiglione degli Stati Uniti è rappresentato interamente dalla scultrice e performer Simone Leigh, prima donna afroamericana a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia.

Simone Leigh’s ‘Last Garment’ 2022 Padiglione Stati Uniti

Le sculture di Simone parlano della storia della soggettività femminile nera, attraversando tematiche di razza, genere e lavoro

Con le sue imponenti sculture Simone Leigh mette sotto accusa l’emarginazione delle donne afroamericane nella storia, restituendo loro dignità e valore evidenziandone la forza e la resilienza.

All’esterno del padiglione una grande scultura totemica dalle forme antropomorfe si erge sul patio, guardiana e custode delle storie della cultura narrata.

Il Padiglione della Danimarca alla Biennale d’Arte di Venezia

Infine il padiglione della Danimarca, senza dubbio il più conturbante, propone We Walked in the Sea, di Uffe Isolotto e curata da Jacob Lillemose, un’installazione che racconta un dramma familiare i cui protagonisti sono tre centauri.

Uffe Isolotto, We Walked the Earth, Padiglione della Danimarca

Entrando nel padiglione, allestito come una stalla tipica della campagna Danese, ci troviamo ad assistere a due macabre scene di morte; siamo immersi in un’atmosfera inquietante di profonda incertezza e di difficile decifrazione rispetto ai personaggi e alla realtà in cui vivono. 

Quello che ci si presenta è un mondo iperrealistico nel quale soggetti transumani affrontano i drammi e le sfide di un mondo in continuo cambiamento, attraversando un disagio che si trasforma in tragedia. 

Il padiglione racconta dell’ambiguità del nostro tempo, un presente complesso e imprevedibile, dai molti aspetti drammatici.

L’installazione è accompagnata da un racconto scritto dallo stesso Lillimose, And Then We Become Water, un testo distopico e fantascientifico che espande la narrazione dell’installazione.

Il latte dei sogni…

Il latte dei sogni è una biennale che ci racconta del desiderio di trasformarsi, diventare altro per affrontare le paure e le difficoltà di un’epoca articolata e multiforme, colma di paradossi, disagio e contraddizioni

Sarà forse proprio attraverso la decostruzione dell’immagine universale e stereotipata dell’essere umano che nascerà il nuovo superuomo, in grado di affrontare un’epoca di tale incertezza: un’identità ibrida e mutevole, libera da schemi e costrizioni mentali. 

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